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Un Milan rimaneggiato, orfano di Bonera, Borriello e Ambrosini per squalifica, si presenta al Barbera con l’imperativo di non perdere. La fase iniziale è tutta rosanero; già al nono, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Bovo insacca, lasciato solo dalla difesa rossonera col solo baluardo Thiago Silva. Il Milan si fa vivo per la prima volta al 15′ con una ripetuta combinazione tra Dinho e Jankulovski conclusasi con un tiro sbilenco e innocuo. Tre minuti dopo altro boato della Favorita quando un errore di Oddo – inusualmente schierato centrale per emergenza – favorisce Hernandez che – superato Silva in velocità – insacca il 2-0. Dopo soli venti minuti la partita sembra già chiusa, eppure il Milan comincia a fare gioco. Al 25′ Huntelaar è pericoloso ma è troppo lento a girarsi in area e consegna il suo tiro fra le braccia del portiere. Cinque minuti dopo Dinho serve un assist al bacio Seedorf che stoppa bene davanti a Sirigu ma non riesce nella conclusione a rete. Un minuto dopo ancora Milan: Andrea Pirlo tira come forse non faceva da ottobre nella sconfitta esterna in casa del Real Madrid (2-3), botta da fuori ad effetto ma Sirigu c’è! Al 34′ si rivede la squadra di Delio Rossi, Miccoli impegna Dida senza ferire sul tabellino delle reti. La prima frazione si conclude con una grande azione rossonera, culminata da uno spettacolare tiro al volo di Seedorf che però finisce alto alle stelle.
Le prime emozioni del secondo tempo arrivano al 54′ con il gol che sancisce il momentaneo riavviccinamento del Milan al Palermo. Pirlo scambia con Dinho che serve Seedorf pronto ad insaccare nella porta rosanero. Più Milan, ma il Palermo c’è. Entra Cavani al posto di Hernandez, e Pippo al posto di Zambrotta. L’arbitro Romeo si concede qualche svarione ma dirige generalmente bene. Il Milan produce e non conclude. C’è un po’ di nervosismo che porta Huntelaar a conquistarsi un cartellino giallo per proteste. I rosanero illudono il Milan di poter pareggiare il match e poi lo colpiscono con il (definitivo) 3-1: palla in area per Miccoli, Oddo gli lascia tutto il tempo che vuole e il salentino insacca con un meraviglioso tiro a giro sul secondo palo con Dida immobile. Poi succede ben poco. Inzaghi sbaglia una rete al 79′ e poco dopo si sfiora il 3-2 su rimpallo. Nel finale c’è un po’ di spazio anche per De Vito e Mancini al posto di Jankulovski e Seedorf. Ora il Milan attende in casa la Fiorentina e il Palermo ospiterà la concorrente Sampdoria per la volata Champions.

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Si fermano al San Paolo le speranze del Napoli di raggiungere la zona Champions League tanto sperata dal pubblico partenopeo vista la grande scalata fatta dall’arrivo di Mazzarri. Il Napoli tuttavia non ha dimostrato in campo contro uno sciapo Cagliari quella volontà e quel cinismo necessari per il raggiungimento di certi obiettivi, anzi, tra sette giorni dovrà difendere contro il Chievo la posizione in Europa League dalle stanche e oggi sconfitte Genoa e Fiorentina.

I padroni di casa scendono in campo con il solito 3-4-3 anche se a rovinare i piani di Mazzarri ci si mette l’infortunio subìto da Lavezzi dopo soli venti minuti del pimo tempo: sostituto, lo rimpiazzerà Bogliacino. Il Cagliari del neo allenatore Melis risponde con un 4-4-2 senza pretese ma ponendo in evidenza il giovane estremo difensore Marchetti, che in più di un’occasione salva i sardi. La partita è noiosa e non offre spunti particolari se non appunto le parate del giovane portiere rossoblù su due occasioni: prima con Hamsik poi con Denis. Il Napoli fa un possesso palla lento e macchinoso che consente la gestione della partita da parte del Cagliari ormai disinteressato. Nella ripresa si riscaldano gli animi, gli Azzurri si accorgono che stanno sprecando un’ occasio0ne d’oro e sale la tensione che culminerà con l’espulsione di Cossu per una gomitata a Grava a palla distante. Poche altre occasioni da entrambe le parti, ma il Cagliari torna sereno da una trasferta difficile con un punto inatteso e insperato, mentre il Napoli ha da rimproverarsi la mancata vittoria che Mazzarri aveva chiesto nelle “cinque finali” a causa di una superficialità che non è mancata nemmeno con la superiorità numerica.

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Il tira e molla continua e adesso la palla torna in mano alla Roma. L’Inter ha fatto il suo dovere, battendo 3-1 l’Atalanta, e torna in testa alla classifica, in attesa della gara dei capitolini con la Sampdoria domani sera. La partita, però, non è stata tutta rose e fiori per la squadra di Mourinho, trovatasi in svantaggio dopo pochi minuti. Ma ancora una volta la grande qualità dei nerazzurri ha sopraffatto l’avversario e conquistato i tre punti. Non si è fatta sentire nemmeno la fatica per l’impegno di Champions col Barcellona, a cui adesso sono rivolti i pensieri interisti, che sperano, ovviamente, anche in un regalo doriano.

La partita è intensa fin dalle prime battute. Al 5′, poi, clamorosamente, l’Atalanta passa in vantaggio: Materazzi sbaglia il fuorigioco e si fa scappare Tiribocchi che, freddissimo, supera Julio Cesar. L’Inter è in bambola e, due minuti dopo, ancora il Tir sfiora il raddoppio con un colpo di testa. I bergamaschi tengono bene il campo e i nerazzurri soffrono ma, al primo errore della retroguardia ospite, trovano il pareggio. Al 24′, infatti, Bianco sbaglia a chiudere per Milito che, a tu per tu con Coppola, lo supera con un delizioso pallonetto. L’Atalanta prova a rimanere viva ma, al 27′, Doni spreca un ottimo calcio di punizione. L’Inter adesso spinge per completare la rimonta e, dopo un goffo errore di Eto’o, sfiora il vantaggio con Cordoba che calcia in mischia ma colpisce Materazzi. Un minuto dopo Stankovic alza troppo la conclusione da buona posizione. Il gol è ormai nell’aria e arriva al 34′, quando Sneijder, servito da Eto’o, cicca la conclusione in area, servendo involontariamente Mariga che realizza il suo primo gol in maglia nerazzurra. I labronici accusano il colpo e, in chiusura di tempo, Eto’o manca il colpo del ko col piattone destro in area.
L’Atalanta inizia il secondo tempo con una ritrovata verve e, dopo un minuto, Guarente sfiora la traversa con una botta dal limite. Al 48′, poi, prova Manfredini su punizione ma Julio Cesar è attento ed alza il pallone. Ci prova la formazione di Mutti ma l’Inter rischia poco e, anzi, è pericolosa in contropiede con Muntari, che si vede negare il gol coi piedi da Coppola. Al 69′, poi, ancora Atalanta con Tiribocchi che prova, senza successo, in acrobazia. Gli ospiti tentano il tutto per tutto ma, al 78′, Chivu realizza un gol splendido dalla distanza e chiude i giochi. Anche per lui è la prima rete in maglia nerazzurra. La partita sostanzialmente finisce qui. All’85′ prova a trovare gloria Arnautovic, appena entrato, ma il suo destro si spegne sul fondo. L’ultima emozione al 93′, quando Cordoba respinge sulla linea un colpo di testa di Radovanovic.

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Trascinato da un Robben straordinario, il Bayern Monaco fa suo il primo round delle semifinali di Champions League. All'Allianz Arena i tedeschi superano per 1-0 il Lione al termine di una partita dominata nonostante abbiano giocato in dieci dal 37' del primo tempo al 9' del secondo per l'espulsione di Ribery. Poi Rosetti ha cacciato anche Toulalan per doppio giallo e al 24' della ripresa è arrivato il gol dalla distanza proprio di Robben.


La meravigliosa coreografia dei tifosi tedeschi, con tutto lo stadio trasformato in una gigantesca bandiera biancorossa, fa dissolvere l'alone di scandalo che circonda Ribery e Govou, coinvolti in un giro di prostituzione minorile in Francia. Si comincia ed è il Bayern Monaco a premere sull'acceleratore, anche se non in maniera incisiva. Schweinsteiger, Olic e Muller non sfruttano buone occasioni nei primi venti minuti, mentre il Lione è tutto in due sventole da lontano di Ederson e Kallstrom, che però non vanno a segno.

L'episodio clou del primo tempo, però, è il rosso che Rosetti affibia, forse esagerando, proprio a Ribery. Il transalpino è colpevole di una dura entrata sulla caviglia sinistra di Lisandro Lopez. E i fischi per il nostro arbitro (italiano come quella Fiorentina da vendicare, pensano in Germania) si sprecano.

La partita, per fortuna, si accende nella ripresa, quando al 9' Toulalan si becca il secondo giallo nel giro di pochi minuti lasciano l'OL in dieci. Con più spazi a disposizione il Bayern si scatena, trascinato da Robben, che al quarto d'ora sfiora il gol con una grande giocata personale. Cosa che, invece, non riesce a Muller, protagonista poco prima di una clamorosa "ciccata" sottoporta.

E' solo un'avvisaglia per i transalpini, che capitolano proprio su un sinistro di Robben, sul quale c'è una leggerissima deviazione dello stesso Muller. L'olandese si ripete poco dopo, ma Lloris è pronto. Poi van Gaal lo toglie e l'ex del Real Madrid si infuria, negandogli il saluto. Balotelli fa scuola, insomma. Non basta, però, a rovinare la festa del Bayern che mette le mani su un pezzetto del biglietto per Madrid contro un Lione troppo rinunciatario, anche se ancora ampiamente in corsa. Robben permettendo.
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Dopo la rabbia e la delusione per il duro colpo subito a San Siro, Barcellona blaugrana sta già affilando le armi in vista della gara di ritorno, in programma mercoledì al Camp Nou. A tenere caldi gli animi ci pensano i quotidiani sportivi della capitale catalana, "Sport" e "Mundo Deportivo". Il primo titola "Rimonteremo", parola attribuita ai giocatori, e continua a pubblicare rivelazioni sulla presunta amicizia tra Mourinho e l'arbitro Benquerença

Un rapporto, insinua Sport, cementatosi quando Mou, all'inizio della carriera, ha allenato a Leiria, città d'origine del direttore di gara di Milano. E che sarebbe ricco di particolari di contorno: la società in un ristorante del posto, la frequentazione degli stessi luoghi, l'inevitabile spruzzata di gossip con l'allusione alla relazione, in quell'epoca, tra l'allenatore dell'Inter e la sua "amante storica", Elsa Sousa. Il quotidiano riporta anche come il Barcellona e Barcellona abbiano preso molto, molto male l'opera di Luis Figo, grande e odiatissimo "ex" presente in panchina a S.Siro come accompagnatore ufficiale della squadra nerazzurra. Tutti hanno notato, a quanto pare, i suoi dialoghi "madrelingua" col quarto uomo: "All'Inter sapevano quanto Benquerença fosse influenzabile - si legge - e la presenza in panchina di Figo, che in genere segue l'Inter dalla tribuna, aveva un chiaro significato"

Il "Mundo Deportivo", invece, sparge meno cianuro nelle edicole e in rete e piuttosto chiama a raccolta il popolo "culè". "Dieci motivi per crederci", titola, rilevando come al Barcellona di Guardiola manchi proprio un'impresa, una grande rimonta per entrare definitivamente nella leggenda e invita tutto il "Barcelonismo" a essere presente al Camp Nou il 28 aprile, una data che "è già impressa nel calendario per portare in volo una squadra che è già creditore di una fede senza limiti". Roba grossa, pensieri pesanti: a cui Mourinho, c'è da scommettere, risponderà con l'artiglieria pesante delle sue labbra.

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Il Milan alza bandiera bianca e abbandona ogni proposito di scudetto. La sconfitta contro la Sampdoria è il lasciapassare a Inter e Roma che si contenderanno la volata finale per la conquista del tricolore. Ma la vittoria dei blucerchiati coincide anche con il pareggio del Palermo e con la conquista in solitario del quarto posto Champions. Di Borriello il primo gol della giornata; di Cassano il pareggio su rigore, provocato da Bonera che commette fallo sullo stesso Cassano e viene giustamente espulso. Nonostante l'handicap il Milan potrebbe riportarsi in vantaggio, ma è Pazzini in pieno recupero a consegnare i tre punti alla Samp.


Tra sogni e obiettivi, Delneri si affida a Cassano, l'uomo della differenza. Con Pazzini lì davanti per scardinare la difesa del Milan. Rabberciata e ancora una volta improvvisata. Saltati, nell'ordine, Nesta, Favalli e Kaladze, tocca a Bonera affiancare Thiago Silva. Delneri preferisce Guberti e Poli a Mannini e Tissone. Leonardo, Mancini a Huntelaar. Due idee in comune: pressing e velocità; il 4-4-2 e il 4-3-3.


Le corsie laterali sono quelle predilette da Delneri che ordina ai suoi di pressare alternando Zauri e Semioli da una parte, Guberti dall'altra. Ziegler, infatti, è costretto a coprire in difesa per non lasciare spazi a Mancini. Ma è troppo lezioso il Milan per impensierire una Samp rocciosa che bada ai fatti e con un forcing costante mette sotto la difesa rossonera. Ma al primo vero affondo a passare è la squadra di Leonardo. Mancini al 20' calibra un'ottima palla dalla bandierina per la testa di Borriello. Micidiale il colpo con la palla che si insacca a fil di palo alla sinistra dell'ex Storari. Borriello corre ad abbracciare Leonardo. Gesto appassionato che sintetizza tutto l'amore della squadra per il tecnico brasiliano che ha tutte le intenzioni di tornarsene a Rio de Janeiro.


Il Milan, sornione, potrebbe raddoppiare altre due volte. Prima con Mancini che a porta vuota dal dischetto del rigore mette incredibilmente in tribuna, e poi con Seedorf che cicca nel tentativo di girare al volo, con la porta spalancata davanti. La Samp reagisce e assedia il Milan collezionando angoli e occasioni. Dida ci mette del suo parando il possibile e in un paio di occasioni a mancare è la mira, come uno splendido colpo di testa di Cassano che quasi accarezza la traversa. E' il barese il punto di riferimento, mentre Pazzini non trova il guizzo e gli spazi necessari. Fuori registro, invece, Ronaldinho e Seedorf, poco incisivi e troppo lenti in fase di costruzione.



All'inizio della ripresa, il giallo a Borriello che, diffidato, dovrà saltare il Palermo, è un segnale inquietante. Nell'ennesimo affondo, Bonera infatti commette un fallo ingenuo su Cassano. Rigore ineccepibile e rosso per il difensore. Antonio segna e Leonardo toglie Mancini: in campo va Oddo per rinforzare la difesa. Al Milan non resta che tenere i ritmi bassi. Nel possesso palla i rossoneri fanno la differenza e nonostante l'inferiorità numerica sfiora due volte il 2-1. Prima al 22' con Gattuso che solo davanti a Storari si fa respingere il pallone, poi al 25' con Borriello che servito magnificamente da Ronaldinho calcia mollemente e spreca la sontuosa occasione di un paio di metri.


Il Milan, insomma, gioca meglio in 10 e lo dimostra ancora al 30', quando Ronaldinho, servito da Seedorf, dal limite sfiora il palo alla sinistra di Storari. La Samp soffre anche con gli innesti di Mannini e Tissone (fuori Guberti e Poli), ma è iinevitabile la stanchezza dei rossoneri che si dispongono in trincea, perché proprio nel finale la Samp si risveglia. Prima Zambrotta salva sul tiro di Tissone, poi Dida blocca la palla sulla linea. Ma non può nulla al 47' quando Pazzini vola più in alto di tutti e infila il 2-1. Marassi sogna. La Champions è sempre più vicina.

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Il momento clou di Atalanta-Fiorentina è il 45' del secondo tempo, quando da Udine arriva la notizia del pareggio di Di Natale che riporta il Bologna a due punti. Lo stadio di Bergamo esplode d'entusiasmo, ma poi rischia di essere gelato: Vargas ha la palla buone per il pari, ma il suo sinistro finisce in curva e, con lui, probabilmente anche le speranze europee dei viola. I ragazzi di Mutti, invece, possono ancora sognare.


Se il tecnico nerazzurro conferma la fiducia a Consigli - nonostante la clamorosa papera di Roma - e per il resto propone praticamente la formazione annunciata (con capitan Doni ancora in panchina per lasciare spazio a Tiribocchi e Amoruso davanti), Prandelli stravolge tutto: in difesa c'è Kroldrup centrale in coppia col rientrante Gamberini, Felipe trasloca a sinistra; a centrocampo Bolatti è preferito a Zanetti, mentre in attacco non c'è Jovetic ma Santana.


La Fiorentina inizia bene, ma alla prima occasione sono i bergamaschi a passare con un colpo di testa di Ferreira Pinto su splendido traversone di Valdes dalla sinistra: difesa colpevolmente sorpresa e viola che - ancora una volta - partono ad handicap. La reazione dei toscani ci sarebbe anche, ma i traversoni che spiovono in area trovano un isolato Gilardino a battersi da solo contro quattro difensori avversari.


Col passare dei minuti i centrocampisti ospiti guadagnano campo e prendono in mano il gioco, al momento di concludere, però, i ragazzi di Prandelli difettano in precisione: Montolivo dal limite allarga il destro, Felipe da sottomisura di testa non centra la porta da pochi passi, Gilardino svetta in area ma colpisce la parte alta della traversa con Consigli spettatore preoccupato.


Prandelli si rende conto di dover aggiungere fantasia in attacco e nell'intervallo fa preparare Jovetic: il montenegrino, però, si blocca durante il riscaldamento e il tecnico deve rinunciare al cambio. Passano poco più d 10 minuti e in casa viola si procede all'ennesima rivoluzione di giornata: dentro Keirrison per Bolatti, Santana si abbassa in regia. La sostituzione, però, regala praterie al contropiede nerazzurro e Prandelli è costretto a correre ai ripari: Zanetti rivela Santana. Anche Mutti ha i suoi problemi: Consigli si blocca subito ad inizio ripresa, Amoruso
chiede il cambio dopo 23' (dentro Coppola e Doni).


Dopo 45' di sostanziale anonimato, però, si sveglia Tiribocchi: l'ariete nerazzurro prima sbaglia un diagonale, poi l'azzecca ma è respinto dal palo, infine si inventa una rovesciata d'antologia a centro area sulla quale Frey può solo applaudire. La partita a questo punto sembrerebbe tutta in discesa per i padroni di casa, ma l'ex Montolivo non ci sta: meraviglioso destro al volo dal limite e Coppola è battuto. Manca un quarto d'ora e Mutti non perde tempo: fuori Ferreira Pinto dentro De Ascentis a contenere la sfuriata avversaria. La mossa se non altro è fortunata, ma il "merito" è soprattutto di Vargas, che butta al vento il pareggio proprio al 90'.

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La nube di cenere sollevatasi nell'atmosfera dopo l'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull, sta lambendo il settore transalpino dell'Austria e, a meno che le previsioni meteo non cambino, verosimilmente arriverà anche su parte delle nostre regioni settentrionali, e molti aeroporti del Nord Italia quindi domani potrebbero venire chiusi. Mentre non sono previste criticità per le telecomunicazioni o i servizi energetici, Nè rischi per la salute, a preoccupare è soprattuto l'impossibilità di prevedere la durata del fenomeno, spiega la Protezione civile, al termine della riunione operativa a Roma al dipartimento della Protezione Civile, alla quale sono stati convocati anche Enac, Enav, i vertici dell'aeronautica civile, militare e i rappresentanti di Anas, Autostrade per l'Italia ed Fs, riunione allaragta proprio per prevenire eventuali ricadute sui trasporti di superficie.

"Il problema legato alla nube di cenere è che non è possibile sapere quanto possa durare il fenomeno, se un giorno, una settimana o di più. Anche se naturalmente non con la stessa intensità e continuità", spiega Luciano Massetti, direttore generale "attività aeronautica" del dipartimento della Protezione Civile. Per questo sono stati consultati esperti, anche a livello internazionali, vulcanologi, e sono stati convocati anche i primi attori, ovvero responsabili dei servizi aerei, ma anche dei trasporti di superficie che potrebbero in conseguenza della limitazione del trasporto aereo essere presi d'assalto.

Al momento - spiega Massetti - la responsabilità di seguire e prevedere gli spostamenti della nube di cenere è in capo al servizio meteorologico inglese. Oggi è stato fatto il primo punto sula situazione, stasera è previsto un nuovo aggiornamento e domani un'altra riunione operativa al dipartimento della Protezione civile.

"La nube sta già lambendo il versante transalpino dell'Austria ed è possible che arrivi sul nostro versante stanotte. Stasera avremmo un altro briefing con i servizi britannici per una ulteriore conferma", spiega il generale, sottolineando che "l'arrivo della nube potrebbe significare la chiusura di alcuni aeroporti della Val Padana, che subiscono l'aggravante di essere in zone di scarsa ventilazione, e il fenomeno potrebbe permanere più a lungo". Così, per prevenire criticità è stato chiesto ai vertici di autostrade e ferrovie di confrontarsi con i colleghi transalpini "per potenziare eventualmente i servizi".



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I DATI DELLA STRAGE

Sono 589 i morti e 10 mila i feriti. È questo il bilancio di un potente sisma di magnitudo 6,9 sulla scala Richter (7,1 per l’istituto di geofisica cinese) che ha colpito la provincia del Qinghai, nel nord-ovest della Cina. «Molte altre persone sono sepolte sotto le macerie» hanno fatto sapere le autorità locali. Novecento di loro sono state estratte vive.«Sono stati inviati dei soldati per salvare la gente sotto le case crollate», ha detto un responsabile, Huang Limin, citato dall’agenzia Nuova Cina. Il terremoto è stato registrato alle 7.49 ora locale, poco prima dell’1 di notte in Italia, ed è stato seguito da tre forti repliche. L’epicentro è stato individuato a circa 380 chilometri a sud/sudest della città di Golmud, a una profondità di 46 chilometri, ha indicato l’Istituto di geofisica americano.

CROLLATO OLTRE L'80% DEGLI EDIFICI

Più dell’85% degli edifici situati vicino all’epicentro, nella zona di Yushu, è crollato, secondo l’agenzia Nuova Cina, che cita un altro responsabile del governo locale. Una scuola professionale si è sgretolata e «molto studenti sono stati sepolti dalle macerie», ha aggiunto. «I feriti sono ovunque nelle vie, molta gente è ricoperta di sangue», ha detto questo responsabile cinese. La zona colpita dal terremoto, non lontana dalla regione autonoma del Tibet, accoglie circa 80.000 persone ed è ad alto rischio sismico: è abitata soprattutto da contadini e nomadi di etnia mongola e tibetana e dispone di importanti riserve di carbone e piombo.

MOLTI BAMBINI TRA LE VITTIME

Hung Limin, vicesegretario del governo della Prefettura Autonoma Tibetana di Yushu, a 250 chilometri dal confine con il Tibet, ha aggiunto che «molti altri» sono ancora sepolti sotto le macerie delle case. «Non abbiamo macchinari e scaviamo soprattutto con le mani» ha proseguito il funzionario. «Finora siamo riusciti ad estrarre dalle macerie 900 persone, 700 soldati sono ora impegnati nell' opera di soccorso».Tra le vittime ci sono molti bambini delle scuole elementari che, quando si è verificato il sisma, erano da poco entrati nelle aule. L' epicentro del sisma è stato individuato nella township di Jiegu che si trova a 800 chilometri dalla capitale della provincia, Xining, in una zona di alta montagna, circostanze che rendono più difficile e più lento l' arrivo dei soccorsi.

DANNEGGIATE ANCHE LE STRADE, SOCCORSI A RILENTO

La tv di Stato ha mostrato le immagini dei soccorritori al lavoro tra le rovine e in un paesaggio di desolazione. «Sono crollate molte case a un solo piano, quelle più alte hanno retto ma hanno molte crepe», ha raccontato un funzionario locale, Ji Guodong, al telefono.

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